Nella sala delle riunioni della Federal Reserve, è in corso una guerra silenziosa: tre membri del consiglio nominati da Trump si scontrano con diversi presidenti delle Fed regionali, mentre il presidente Powell fatica a mantenere l'equilibrio.
La Federal Reserve sta affrontando la più grave spaccatura interna degli ultimi decenni. Alla vigilia della riunione di politica monetaria di dicembre, i discorsi di due importanti funzionari della Fed – il governatore Waller e il vicepresidente Jefferson – di lunedì scorso hanno messo in luce le profonde divergenze all'interno dell'istituzione sul percorso dei tassi di interesse. Da un lato ci sono le "colombe", preoccupate per la debolezza del mercato del lavoro e favorevoli a un taglio dei tassi; dall'altro le "falchi", più preoccupate per i rischi di inflazione.
Questa disputa si svolge in un contesto del tutto insolito: il presidente degli Stati Uniti Trump continua a esercitare pressioni sulla Fed, accusando pubblicamente il presidente Powell di essere "completamente stupido" e dichiarando di volerlo sostituire "in questo momento".
1. Divisioni interne: tre voti contrari e fazioni diverse
Nick Timiraos, noto giornalista finanziario soprannominato il "nuovo Federal Reserve Watcher", sottolinea che, indipendentemente dal fatto che la Fed tagli i tassi a dicembre o meno, ci saranno almeno tre voti contrari. Se i tassi resteranno invariati, i tre membri del consiglio nominati da Trump si opporranno; se il taglio sarà di 25 punti base, potrebbe emergere un altro gruppo di almeno tre funzionari contrari.
La Federal Reserve si è ormai divisa in due grandi fazioni:
● Un gruppo di funzionari è più preoccupato per i rischi di inflazione. L'inflazione negli Stati Uniti è rimasta sopra l'obiettivo del 2% della Fed per quattro anni consecutivi. Questo gruppo si è recentemente ampliato e comprende quattro presidenti delle Fed regionali con diritto di voto quest'anno, oltre al governatore Barr.
● L'altro gruppo – che include tutti e tre i membri del consiglio nominati da Trump – si concentra maggiormente sul mercato del lavoro. Temono che i colleghi stiano enfatizzando troppo i rischi di alta inflazione, rischiando così una recessione che potrebbe essere evitata.
2. Figure chiave: le diverse posizioni di Waller e Jefferson
Christopher Waller, attuale membro del consiglio della Fed e favorito per la successione alla presidenza, ha dichiarato lunedì di sostenere un nuovo taglio dei tassi nella riunione di dicembre.
● Waller ha affermato che "il mercato del lavoro resta debole e vicino a una soglia critica di rallentamento della crescita", mentre l'inflazione, escluso l'effetto dei dazi, "è relativamente vicina" all'obiettivo del 2% della Fed.
● Waller ha dichiarato apertamente: "Non sono preoccupato per un'accelerazione dell'inflazione o per un aumento significativo delle aspettative di inflazione, il mio focus è sul mercato del lavoro." La fiducia dei consumatori debole, la crescita salariale fiacca e la domanda bassa di beni costosi come case e auto indicano che l'economia affronta ancora ostacoli non pienamente manifestati.
Rispetto alla posizione chiara di Waller, quella del vicepresidente della Fed Jefferson è più prudente.
● Il discorso di Jefferson di lunedì riflette il dilemma attuale della Fed. Ha riconosciuto che i rischi di inflazione ostinata e di indebolimento dell'occupazione coesistono – due minacce che richiedono ricette di politica opposte.
● Jefferson ha affermato: "L'equilibrio dei rischi in continua evoluzione sottolinea la necessità di essere cauti e procedere gradualmente nei tagli dei tassi."
3. L'azione di "epurazione" della Fed da parte di Trump
L'amministrazione Trump sta attuando una vera e propria "epurazione" all'interno della Federal Reserve, con modalità e intensità che pochi osservatori della Fed avrebbero potuto immaginare.
Sempre più segnali indicano che la guerra di Trump contro la Fed si sta "intensificando" – secondo l'attuale evoluzione, Trump ha buone possibilità di "controllare" il consiglio della Fed composto da sette membri, arrivando persino a minacciare la nomina dei dodici presidenti delle Fed regionali.
Tra i sette membri del consiglio della Fed, Trump conta già diversi alleati e sostenitori:
● Due "fedelissimi": il governatore Waller e la vicepresidente per la supervisione finanziaria Bowman. Entrambi hanno votato contro il mantenimento dei tassi nella decisione di luglio della Fed – sostenendo il taglio dei tassi, sono stati inizialmente nominati da Trump.
● Un "corteggiato": il vicepresidente Jefferson. Nella lista ampliata dei candidati alla presidenza della Fed pubblicata all'inizio del mese, il vicepresidente Jefferson è apparso sorprendentemente tra i nomi.
● Una "sostituzione": il governatore Kugler. Trump ha già dichiarato che nominerà il presidente del Consiglio dei Consulenti Economici, Stephen Milan, per coprire questa recente vacanza nel consiglio della Fed.
● Due "sotto pressione": il governatore Cook e il governatore Barr. Recentemente, Cook è stata coinvolta in uno scandalo di "frode ipotecaria", interpretato dal mercato come un segnale che la fazione di Trump sta cercando di costringerla alle dimissioni.
Se Trump riuscisse a rimuovere e sostituire Cook, nominerebbe quattro dei sette membri del consiglio della Fed. Inoltre, quando Powell terminerà il suo mandato di presidente della Fed nel maggio 2026, secondo la prassi si dimetterà anche dal consiglio, dando così a Trump l'opportunità di nominare un quinto membro.
4. Cinque candidati: la futura leadership della Fed
Trump potrebbe nominare un nuovo presidente quando il mandato di Powell terminerà a maggio del prossimo anno, aggiungere almeno un membro al consiglio e potenzialmente influenzare la scelta dei presidenti delle Fed regionali. In generale, l'orientamento della politica della Fed potrebbe diventare più "colomba" – il che, da questo punto di vista, sarebbe costruttivo per i mercati.
La questione chiave, tuttavia, è se il nuovo presidente e i membri del consiglio saranno considerati professionisti credibili o "fedeli politici" interessati solo ai tagli dei tassi e poco attenti ai rischi di inflazione. Nel secondo caso, il mercato richiederà un premio più alto per l'inflazione e i rendimenti a lungo termine potrebbero aumentare.
I cinque candidati più probabili a succedere a Powell sono:
● Christopher Waller, membro del consiglio della Fed: nominato da Trump, ha sostenuto il taglio dei tassi nella riunione di luglio ed è uno dei favoriti per la presidenza della Fed.
● Michelle Bowman, vicepresidente per la supervisione della Fed: anch'essa nominata da Trump, ha sostenuto il taglio dei tassi nella riunione di luglio.
● Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca: considerato uno stretto consigliere economico di Trump, ha dichiarato pubblicamente che accetterebbe la nomina se proposto.
● Kevin Warsh, ex membro del consiglio della Fed: uno dei candidati favoriti da Trump.
● Rick Rieder, Chief Investment Officer del settore reddito fisso di BlackRock: condivide con Trump opinioni simili su tagli dei tassi e politiche sulle criptovalute.
5. Le profonde conseguenze della perdita di indipendenza
● L'indipendenza della Federal Reserve è messa a dura prova. Nel rapporto macro mensile di settembre, UBS Asset Management ha sottolineato che Trump potrebbe influenzare la composizione della Fed nei prossimi trimestri; se ciò dovesse portare a cambiamenti significativi, la credibilità della Fed potrebbe essere compromessa.
● Se Trump riuscisse a "controllare" il consiglio della Fed, anche i restanti dodici presidenti delle Fed regionali potrebbero essere sostituiti secondo la sua volontà.
● Sebbene la nomina dei presidenti delle Fed regionali sia decisa internamente dalle stesse (la Casa Bianca non ha potere di intervento), il consiglio della Fed vota per approvare o meno le loro nomine o riconferme. In altre parole, se la maggioranza del consiglio lo volesse, potrebbe rimuovere parte o tutti i presidenti delle Fed regionali entro la fine di febbraio del prossimo anno – anche se ciò non è mai accaduto nella storia della Fed.
● Jon Hilsenrath, editorialista di Barons, avverte che Trump vuole abbassare i tassi a breve termine, ma questo potrebbe avvenire a scapito della credibilità della Fed nella lotta all'inflazione. "Una Fed accomodante potrebbe addirittura avere un effetto paradossale, facendo salire i tassi a lungo termine."
L'ambizione di Trump di riformare la Fed va ben oltre quanto immaginato dall'opinione pubblica. Se riuscisse a piazzare i suoi fedelissimi nel consiglio della Fed e persino a influenzare la nomina dei presidenti regionali, le future decisioni della Fed potrebbero essere sempre più orientate da considerazioni politiche.
Dopo la fine del mandato di Powell come presidente il prossimo anno, non solo perderà la guida della Fed, ma secondo la prassi si dimetterà anche dal consiglio, spianando così la strada a Trump per creare un consiglio della Fed interamente di sua nomina.
