Moody’s segnala pericoli mentre le stablecoin si diffondono a livello globale

E se le stablecoin, che dovrebbero incarnare la stabilità, diventassero una minaccia per l’equilibrio finanziario globale? In un recente rapporto, Moody’s Ratings mette in guardia contro la loro crescente adozione, in particolare nei paesi emergenti. Questi asset, ormai utilizzati ben oltre i tradizionali circoli crypto, potrebbero indebolire il controllo delle banche centrali, erodere i depositi bancari e causare shock sistemici.

Crescente pressione sulla sovranità monetaria

In un rapporto pubblicato il 25 settembre, Moody’s Ratings esprime preoccupazione per il crescente impatto delle stablecoin sulle economie emergenti, mentre la Bank of Canada chiede una loro rapida regolamentazione.

L’agenzia di rating sottolinea che la rapida diffusione di questi asset, spesso ancorati al dollaro USA, potrebbe danneggiare la capacità delle banche centrali di guidare le proprie politiche economiche.

“L’uso diffuso delle stablecoin potrebbe indebolire il controllo delle banche centrali sui tassi d’interesse e sulla stabilità del tasso di cambio”, avverte Moody’s. Questa dinamica, che l’agenzia definisce “crypto-izzazione”, è particolarmente preoccupante nelle regioni dove la valuta locale è già sotto pressione e le istituzioni finanziarie sono poco solide.

Moody’s identifica diverse possibili conseguenze dell’adozione massiccia delle stablecoin in economie poco regolamentate o strutturalmente fragili:

• Una perdita di influenza delle banche centrali: le autorità monetarie locali potrebbero perdere la capacità di gestire efficacemente l’offerta di moneta, soprattutto se le stablecoin sostituiscono gradualmente le valute locali nelle transazioni quotidiane;

• L’erosione dei depositi bancari tradizionali: secondo Moody’s, “le banche potrebbero affrontare deflussi di depositi se le persone spostano i propri risparmi in stablecoin o wallet crypto”;

• Un aumento del rischio sistemico: nei paesi privi di adeguata supervisione, una perdita di fiducia nelle riserve di una stablecoin potrebbe innescare prelievi massicci, o addirittura richiedere costosi salvataggi pubblici se il peg del token fallisce;

• Un’adozione guidata dalla necessità, non dalla speculazione: in diversi paesi di Africa, America Latina e Sud-est asiatico, le stablecoin sono utilizzate come soluzione all’inflazione, alla volatilità della valuta locale o alle elevate commissioni sui trasferimenti internazionali.

L’agenzia conclude che questa transizione, sebbene talvolta vista come leva per l’inclusione finanziaria, potrebbe in realtà accentuare la fragilità di sistemi economici già vulnerabili, spostando la fiducia monetaria verso entità private o decentralizzate, spesso sfuggendo a qualsiasi controllo pubblico.

Regolamentazioni frammentate, rischi amplificati

Moody’s non si limita a una constatazione economica. L’agenzia rivela anche le lacune regolamentari che aggravano la situazione. Oggi, meno di un terzo dei paesi a livello mondiale dispone di un quadro normativo completo che disciplini questi asset.

Questa mancanza di standard chiari e armonizzati espone le economie, soprattutto le più vulnerabili, a shock imprevisti. “Nonostante la percezione di asset sicuri, le stablecoin introducono vulnerabilità sistemiche: una supervisione insufficiente potrebbe innescare panico sulle riserve e costringere a costosi salvataggi se i peg crollano”, sottolinea il rapporto.

Al contrario, alcune potenze economiche stanno iniziando a regolamentare il settore. L’Unione Europea ha finalizzato, il 30 dicembre 2024, l’implementazione del regime MiCA, una regolamentazione ambiziosa che impone standard rigorosi su riserve e trasparenza agli emittenti di stablecoin.

Negli Stati Uniti, il GENIUS Act ha istituito un quadro giuridico vincolante per l’emissione e la gestione di questi asset. Anche la Cina, dopo aver vietato il trading e il mining di crypto nel 2021, sembra ammorbidire la sua posizione. Pechino ora considera stablecoin ancorate allo yuan, mentre accelera lo sviluppo della propria valuta digitale tramite un centro operativo aperto a Shanghai.

Questa divergenza nell’approccio regolamentare delinea uno scenario globale a due velocità. Da un lato, giurisdizioni strutturate che regolano i rischi legati alle stablecoin. Dall’altro, zone grigie dove questi asset si sviluppano senza un’adeguata supervisione. In definitiva, questo squilibrio potrebbe accentuare le disuguaglianze economiche e geopolitiche, dando alle nazioni regolamentate un vantaggio strutturale, mentre i paesi lasciati a sé stessi potrebbero diventare dipendenti da infrastrutture monetarie che non controllano più.