I ponti cross-chain tradizionali sono una catastrofe in attesa di esplodere! In quel momento, HyperBridge rimarrà saldo!

Ogni “ponte cross-chain tradizionale” è un bancomat agli occhi degli hacker.

I ponti cross-chain tradizionali sono una bomba a orologeria nel mondo delle criptovalute.

Essi gestiscono miliardi di asset, ma sono costruiti sulla struttura di fiducia più fragile: alcuni indirizzi multi-firma, alcune chiavi private, alcuni firmatari apparentemente “sicuri”; se anche solo uno di questi anelli viene compromesso, l’intero ponte crolla all’istante.

I numerosi attacchi hacker del 2021 hanno già suonato il campanello d’allarme: Nomad, Multichain, Ronin, Poly Network... Questi tentativi, un tempo considerati “canali cross-chain” rivoluzionari, sono ora diventati dolorosi esempi negativi.

In questo caos apparentemente guidato dalla tecnologia, ma in realtà fuori controllo per la fiducia, la nascita di HyperBridge è come un atto di ribellione: rifiuta i wallet caldi, rifiuta le multi-firma, rifiuta qualsiasi forma di “fiducia opaca”, e vuole riscrivere la logica di sicurezza dei ponti cross-chain usando solo la verifica on-chain e meccanismi crittografici puri.

Questo articolo racconta proprio questa storia di “riscrittura”. Dalle origini del disastro, alla rinascita della sicurezza.

I ponti cross-chain tradizionali sono un disastro in attesa di esplodere

Kevin: Parliamo di HyperBridge. Hai più volte affermato che “i ponti cross-chain tradizionali sono un disastro in attesa di esplodere”. Gli attacchi hacker del 2021 hanno effettivamente confermato il tuo giudizio. Puoi riportarci a quel momento? Cosa hanno rivelato quegli attacchi?

Seun: Secondo me, i meccanismi dei ponti cross-chain di oggi stanno diventando sempre più “tradizionali”, ma in realtà sono enormi honeypot.

Il settore delle criptovalute ha un problema tipico: la memoria a breve termine. La gente dimentica rapidamente le dolorose lezioni del passato. Nel 2021 abbiamo vissuto almeno tre gravi attacchi a ponti cross-chain: Nomad, Multichain e Ronin o Poly Network (non ricordo esattamente quale).

Fu allora che mi resi davvero conto che, accidenti, quasi tutti usano le multi-firma per i ponti cross-chain, ma le multi-firma sono in realtà dei wallet caldi. E la caratteristica dei wallet caldi è:

“Non è una questione di se verranno hackerati, ma di quando.”

Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di sviluppare HyperBridge: vogliamo eliminare completamente il ruolo dei wallet caldi nei ponti cross-chain, sostituendoli con un sistema blockchain totalmente decentralizzato, trasparente e verificabile.

Facciamo un esempio semplice. Supponiamo che tu voglia eseguire una transazione cross-chain su Polygon, con fondi provenienti da Base. Serve un meccanismo che dica a Polygon: “Questa transazione proviene davvero da Base.”

Oggi quasi tutti i ponti cross-chain adottano lo stesso metodo: introducono un gruppo di firmatari multi-firma o testimoni terzi per “approvare” la transazione.

Il problema è: come avviene questa approvazione? Nessuno lo sa!

Operano off-chain, in ambienti privati, e ciò che si vede on-chain è solo il risultato finale della firma:

“Questa transazione è valida.”

Ma se la chiave privata di uno di questi firmatari viene rubata, l’attaccante può approvare qualsiasi transazione a piacimento.

Non è una questione teorica: solo la settimana scorsa abbiamo visto altri due casi simili, per lo stesso motivo—fuga di chiavi private, con l’attaccante che ha coniato token all’infinito.

Finché questa architettura non verrà sostituita, attacchi simili continueranno a ripetersi. Ed è proprio questo il problema che HyperBridge vuole risolvere alla radice.

HyperBridge è esso stesso una blockchain. Non si affida a multi-firma, né a intermediari, ma:

• Verifica autonomamente l’autenticità e la finalità (finality) delle transazioni cross-chain;
• E regola queste transazioni in modo sicuro su qualsiasi blockchain.

Tutte le verifiche avvengono on-chain, in modo pubblico, trasparente e tracciabile. Chiunque può verificare la correttezza dei dati.

Questo significa: niente scatole nere, niente stanze segrete, nessun “single point of failure” attaccabile. Persino il sistema di governance ha pochissimo controllo diretto sul comportamento di HyperBridge. È una vera infrastruttura cross-chain indipendente e decentralizzata.

HyperBridge è attualmente il ponte cross-chain con la maggiore sicurezza economica nel mondo crypto

Kevin: Qual è la sua innovazione tecnologica?

Seun: Il maggiore progresso è che abbiamo già implementato light client per diverse reti principali. Ora abbiamo:

• Lite Client per Ethereum
• Lite Client per BSC
• Lite Client per Polygon

Questi componenti ci permettono di verificare in modo indipendente la finalità delle transazioni cross-chain, senza dipendere da firme di terzi o intermediari.

Inoltre, HyperBridge è una blockchain che gira su Polkadot, il che significa che eredita nativamente i vantaggi tecnologici di Polkadot:

1. Finalità veloce (Fast Finality)

Il tempo di conferma delle transazioni su Polkadot è di circa 30 secondi, il che significa che anche le transazioni cross-chain su HyperBridge possono essere regolate in 30 secondi. 

2. Alta scalabilità (Elastic Scalability)

Con l’ultimo aggiornamento “elastic scalability”, possiamo processare in parallelo un’enorme quantità di transazioni su una singola chain, raggiungendo una vera alta performance nella comunicazione cross-chain. 

3. Sicurezza economica estremamente elevata (Economic Security)

Nel network Polkadot sono stati messi in staking oltre 3 miliardi di dollari in DOT. Questo significa che non dobbiamo costruire da zero una rete di validatori o un modello di sicurezza, ma possiamo sfruttare direttamente la sicurezza economica di Polkadot per proteggere il funzionamento di HyperBridge. 

Per questo, HyperBridge è attualmente il ponte cross-chain con la maggiore sicurezza economica nel mondo crypto.

Kevin: Ma “ponte cross-chain decentralizzato” suona ancora un po’ astratto per chi è fuori dal settore. Puoi usare una metafora concreta?

Seun: Certo. Puoi immaginare HyperBridge come un “cavo sottomarino”. È un’infrastruttura completamente invisibile. Gli utenti non interagiscono direttamente con HyperBridge, continuano a usare le chain e le app che conoscono. Solo che le connessioni sottostanti tra queste chain sono tutte gestite da HyperBridge.

Come quando usi Uber: non pensi a come quel cavo sottomarino attraversa il Pacifico per portare la tua richiesta al server di San Francisco. Apri l’app, ordini, parti.

Il futuro della blockchain sarà così: gli utenti usano le app che conoscono, mentre la connessione e la comunicazione tra le chain è garantita da HyperBridge per sicurezza e affidabilità.

Kevin: Quindi si possono paragonare le diverse blockchain a diversi paesi o continenti?

Seun: Esattamente. E HyperBridge è il “cavo sottomarino” che le collega.

Ma stiamo ridefinendo il concetto di “cavo sottomarino”—perché la maggior parte dei meccanismi di ponte cross-chain attuali sono come i vecchi cavi di comunicazione fragili, già dimostratisi inadeguati.

Lascia che lo dica in modo più intuitivo. I ponti cross-chain tradizionali sono come i messaggeri dell’antichità. Scrivi una lettera, la consegni al messaggero e gli chiedi di portarla al destinatario. Ma il problema è:

• Il messaggero potrebbe essere derubato, corrotto o intercettato lungo la strada; 
• Potrebbe alterare il contenuto della lettera o addirittura non consegnarla affatto; 

In un sistema del genere, non puoi garantire che la lettera arrivi intatta. Anche se firmi la lettera, la firma può essere falsificata. 

Perché oggi la comunicazione digitale è sicura? Perché abbiamo la crittografia. Il messaggio è cifrato e solo il vero destinatario può decifrarlo; nessun intermediario può alterarlo.

HyperBridge è la versione blockchain di questa “rivoluzione crittografica”. Rende la comunicazione cross-chain sicura e affidabile come la comunicazione digitale cifrata. Non si affida più ai “messaggeri” (validatori terzi), ma alla crittografia e alla verifica on-chain per garantire autenticità e sicurezza delle informazioni.

Al contrario, i ponti cross-chain tradizionali vivono ancora nell’“era dei messaggeri”: puoi solo consegnare la lettera e sperare che il messaggero non sia malintenzionato, che non succeda nulla lungo la strada, che non incontri una tempesta. HyperBridge vuole eliminare la necessità di queste preghiere.

Il meccanismo di bridging resterà il cuore del mondo crypto

Kevin: Curiosamente, prima di registrare questo episodio, ho parlato di un argomento simile con Kostas di SUI. Era il responsabile dei team di crittografia di WhatsApp e Facebook, e abbiamo discusso di come rendere la comunicazione crittografata sia sicura sia in grado di garantire che il messaggio arrivi al “vero destinatario”.

Quello che dici su HyperBridge realizza la stessa rivoluzione a livello blockchain: rende la comunicazione cross-chain sicura come la crittografia end-to-end. Ma sono curioso: perché nessuno ha ancora proposto un’idea simile a un “sistema di cavi sottomarini per blockchain”?

Seun: In realtà, dietro c’è una questione filosofica.

La maggior parte degli ecosistemi blockchain non mira all’“eterogeneità”, ma all’“omogeneità”. Ad esempio:

• La comunicazione cross-chain di Cosmos avviene principalmente all’interno del proprio ecosistema; 
• Anche Ethereum ha meccanismi cross-chain, ma sono limitati principalmente tra L1 e L2, quasi mai tra L2 e L2. 

Perché? Perché molti hanno una mentalità “winner takes all”. Vogliono che il proprio ecosistema sia l’unico vincitore. Ma questo va contro lo spirito della decentralizzazione e della collaborazione aperta. È anche il motivo per cui ho scelto di costruire HyperBridge su Polkadot.

Nel white paper di Polkadot del 2018, il titolo era:

“Polkadot: A Vision for a Heterogeneous Multi-Chain Future.”

Gavin non ha mai visto le parachain e le chain esterne come entità separate. L’obiettivo di Polkadot è sempre stato l’interoperabilità tra tutte le reti.

Kevin: In realtà ho fatto una domanda simile anche a Gavin. Gli ho detto:

“Come possiamo far collaborare davvero questi founder? Dopotutto, il mondo che affrontiamo è comune, non è Solana contro Polkadot, giusto?”

Ma la realtà è che gli ecosistemi competono per sviluppatori e liquidità. Gli sviluppatori crypto attivi nel mondo sono forse solo trentamila; la domanda è: chi riesce ad attrarli? Chi controlla la liquidità che portano?

Gavin ha ammesso che è una sfida, e ha dato alcune idee. Ma quando ho fatto la stessa domanda alla presidente di Solana, Lily, e ad altri leader L1, quasi tutti hanno risposto:

“Vogliamo competere per gli sviluppatori, vogliamo competere per la liquidità.”

Questo significa che sono ancora fermi a una mentalità chiusa e monopolistica.

In questo programma ho intervistato molti team: cross-chain AMM, cross-chain DEX, ecc. Hanno obiettivi simili ai vostri. Hanno tutti capito una cosa: bisogna collegare tutte le chain, astrarre e semplificare la complessità sottostante.

Quindi ho chiesto loro: visto che ecosistemi come Solana e Monad tendono a essere chiusi, come fate BD (business development)?

Dopotutto, molte nuove blockchain raccolgono centinaia di milioni di dollari, e il loro KPI è “includere tutto nel proprio ecosistema”: fanno AMM, DEX, bridge, DeFi... e poi dichiarano: “Tutti questi sviluppatori sono nel nostro ecosistema, questo è il nostro valore.”

Allora, come può un team come HyperBridge, che sostiene “collegare le isole multi-chain”, ottenere una vera collaborazione da questi ecosistemi chiusi? Non solo un “bravi” a parole, ma supporto e risorse concrete?

Seun: È una questione reale e profonda. Ma credo che ormai tutti abbiano capito che i ponti cross-chain sono indispensabili.

Per esempio: ora Sonic World sta facendo delle attività, e sono nel loro gruppo. Dopo questo podcast andrò a incontrarli. Il team Sonic era Phantom, forse ricordi che sono crollati a causa dell’attacco a Multichain. Ma la nuova blockchain Sonic sta sviluppando un light client per realizzare un ponte cross-chain trustless.

Questa è ormai una tendenza irreversibile.

Molti all’inizio pensavano che “un ponte trustless” non fosse così importante, finché non sono stati hackerati o derubati, e allora hanno capito dolorosamente:

“L’unico modo giusto di fare cross-chain è essere completamente decentralizzati, completamente trustless, eliminando ogni intermediario, multi-firma e validatore terzo.”

Ora sempre più progetti L1 stanno prendendo coscienza. Ogni chain vuole essere “l’unica L1”, ma la realtà è che più L1 coesisteranno sempre.

Quindi ogni L1 deve trovare la propria posizione, mantenendo l’interoperabilità.

Ad esempio:

• Solana ha già definito la propria posizione come chain ad alta velocità di transazione; 
• Sonic sta esplorando nuove direzioni di ecosistema; 
• HyperLiquid ha creato un sistema unico. 

Il futuro sarà così: ogni chain si concentra sui propri punti di forza, ma si collega alle altre tramite i ponti.

Questo è il cuore della teoria delle App Chain: prima costruisci un’app, poi crei una chain su misura per quell’app. Ma se vuoi interagire con il mondo esterno, non puoi fare a meno dei ponti cross-chain.

Quindi credo che il meccanismo di bridging non scomparirà, ma diventerà ancora più cruciale.

Ed è per questo che continuiamo a concentrarci su HyperBridge. Non è una moda passeggera, ma un’infrastruttura sempreverde nel mondo blockchain.

HyperBridge ripristina lo spirito di Bitcoin e dei primi tempi di Ethereum: una rete veramente aperta e permissionless

Kevin: Avete raccolto 5,6 milioni di dollari e HyperBridge è considerato il “ponte ufficiale” di diversi progetti core di Polkadot. Come hai convinto questi progetti ad affidare la loro sicurezza a voi?

Seun: A dire il vero, non ho bisogno di “convincerli”.

• Prima di tutto, HyperBridge è completamente open source, tutta l’infrastruttura di base è pubblica e trasparente.
• Inoltre, la maggior parte dei team con cui parliamo sono molto orientati alla tecnologia e sono in grado di controllare da soli il nostro codice e l’architettura di sicurezza.

Di solito, basta mostrare la realizzazione tecnica del prodotto e capiscono subito: “Questo è davvero il ponte cross-chain più sicuro che abbiano mai visto.”

Spesso bastano pochi incontri, soprattutto quando diciamo loro:

“Chiunque può diventare un relayer.”

Questa frase è la prova più forte: la nostra sicurezza si basa su meccanismi crittografici, non su multi-firma o fiducia umana.

Al contrario, altri ponti cross-chain spesso dicono:

“Devi mettere il nostro relayer specifico in whitelist per poter inoltrare i messaggi.”

Questo è un segnale pericoloso. Significa che questi relayer in whitelist hanno troppo potere e possono inviare messaggi tra le chain a piacimento.

In HyperBridge, chiunque può partecipare come relayer, senza permessi, senza whitelist, senza dover fidarsi di nessuna entità centralizzata. Questo è il vero significato di decentralizzazione: apertura, trasparenza, nessun permesso.

Per questo il nostro BD (business development) è molto fluido. I team con cui lavoriamo hanno una solida base tecnica e capiscono il valore di questa architettura.

Molti dicono: “Agli utenti non importa la decentralizzazione.” È vero, forse agli utenti comuni non importa. Ma agli sviluppatori che costruiscono prodotti importa moltissimo. Sanno che solo un sistema veramente decentralizzato può dare vita lunga ai loro prodotti.

Kevin: Perché HyperBridge vuole essere così “radicalmente” aperto?

Seun: Perché è una mia convinzione personale.

Sono cresciuto in Nigeria, un paese tagliato fuori dal sistema finanziario globale. Non potevamo usare PayPal, né ricevere bonifici dall’estero; anche i pagamenti più semplici erano difficili. Ho visto con i miei occhi il potere distruttivo della censura e dei sistemi chiusi: possono distruggere l’economia di un paese e gettare milioni nella disperazione.

Per me, HyperBridge è una ribellione. Si ribella contro ogni “mentalità limitante”.

Credo che il mondo debba essere aperto, libero, senza permessi. E un mondo così è anche più efficiente e creativo.

Nella rete HyperBridge ci sono due tipi di partecipanti chiave:

1. Relayers (relayer)

• Trasmettono messaggi tra diverse blockchain 
• Nessun bisogno di staking, nessuna whitelist 
• Chiunque può unirsi liberamente

2. Block Producers (produttori di blocchi)

• Producono blocchi per la blockchain HyperBridge 
• Per diventare produttore di blocchi, devi prima essere stato relayer
• Ogni volta che un relayer inoltra con successo un messaggio, guadagna “Reputation Points” 
• Per diventare produttore di blocchi, devi bruciare questi punti reputazione per ottenere l’opportunità 

Questo meccanismo ripristina lo spirito di Bitcoin e dei primi tempi di Ethereum: una rete veramente aperta e permissionless.

Riaccende anche quell’entusiasmo originario:

“Ehi, sto facendo girare HyperBridge! Chiunque può partecipare, questa è una rete di tutti.”

Questa forza di partecipazione libera e verificabile da chiunque è la vera fonte della crescita e del rafforzamento della rete.

Questo è il meccanismo che HyperBridge vuole replicare: rendere la decentralizzazione di nuovo realtà, non solo uno slogan.

“Ho sempre creduto che HyperBridge stia shortando l’intero mercato dei vecchi ponti cross-chain”

Kevin: Come fate a rendere HyperBridge un ecosistema sostenibile?

Seun: In realtà la logica è semplice. La rete HyperBridge ha il proprio token nativo. Questo token è sia un meccanismo di incentivo che un mezzo di pagamento.

In particolare:

• I token incentivano chi gestisce la rete e mantiene l’infrastruttura; 
• Allo stesso tempo, HyperBridge, quando offre servizi cross-chain, valuta e riscuote le commissioni in questo token. 

Ad esempio, gli sviluppatori possono usare HyperBridge per:

• Inviare messaggi cross-chain; 
• O effettuare query di storage cross-chain—cioè leggere dati di storage di smart contract su diverse blockchain. 

Ogni volta che uno sviluppatore esegue queste operazioni, deve usare (o indirettamente usare) il token HyperBridge per pagare le commissioni.

Questo crea un ciclo economico chiuso: da un lato il network incentiva i nodi con i token, dall’altro riscuote commissioni per i servizi, “riacquistando” costantemente i propri token.

Così l’intero sistema ha un modello economico autosufficiente e sostenibile.

Kevin: Ma ora siete entrati nel campo di LayerZero e Wormhole—i due giganti del mondo cross-chain, che hanno raccolto centinaia di milioni di dollari. Se un investitore dovesse scegliere, come lo convinceresti a puntare su di voi e non su questi giganti?

Seun: Mi fanno spesso questa domanda. Ho sempre creduto che HyperBridge stia shortando l’intero mercato dei vecchi ponti cross-chain.

In altre parole, la nostra esistenza è come quella di chi, prima della crisi finanziaria del 2008, ha shortato la bolla immobiliare. Quando tutti si espandevano ciecamente, noi sapevamo che quel sistema sarebbe crollato.

Perché? Perché il loro modello di sicurezza è fragile, non scalabile e non autoriparante.

Ora si sono espansi su molte reti non verificabili e dipendenti da multi-firma. Una volta che questa struttura si cristallizza, non si può più tornare indietro.

Questo significa che la domanda non è “se succederà qualcosa”, ma “quando succederà”. Quando avverrà il prossimo “crollo del ponte”, la gente si chiederà di nuovo:

“Qual è il ponte cross-chain più sicuro e decentralizzato sul mercato?”

Allora, HyperBridge resterà in piedi.